Dopo la gran fatica della creazione, alla fine del sesto giorno Dio guardò
il mare a ovest del Tirreno e, avendolo trovato troppo solitario, prese un po’
di terra frammista a dei massi di granito e la gettò in quell’acqua
cristallina. Premette il piede calzato sui ruvidi sassi e, sollevatolo, vide
che la terra aveva assunto il segno del suo sandalo. Si compiacque della forma
dell’isola, sorrise e disse: “La chiamerò Ichnusa”.
Sentendosi però quasi in colpa per averla fatta da un avanzo, pensò di
abbellirla. Fece così nascere colline e montagne, bastioni di granito e di
basalto, pietre dalle forme più strane, pianure dolci e ondulate. Al suo cenno,
lungo i fianchi delle
alture e a valle crebbero boschi di lecci e sughere, mirti profumati e
corbezzoli splendenti, castagni e ginepri.
(Antica leggenda sarda)
Per raccontare la storia geologica della Sardegna occorre partire dall’alba
dei tempi. È una storia intricata, fatta di orogenesi,eruzioni vulcaniche,
mutamenti climatici, movimenti tettonici e sedimentazioni oceaniche, che
comincia quando l’Italia, l’Europa e i restanti continenti, come siamo abituati
a conoscerli,ancora non esistevano. Le tracce di questa storia sono scolpite
nelle rocce che, da Capo Orso alle Falesie di Su Tingiosu, dalle Gole di
Gorruppu alla Giara di Gesturi, ci regalano i paesaggi mozzafiato di cui tutti,
Sardos e istranzos, siamo innamorati.
(da Angelo Mascia, L'isola dalle vene
d'argento)
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