Per decenni la
Sardegna nuragica è stata dipinta come una civiltà agro-pastorale, facile preda
dei dominatori di turno, ma finalmente anche certi vecchi tromboni dell’establishment accademico e
archeologico riconoscono che i Sardi nuragici
erano anche navigatori, guerrieri
e mercanti. Quando nei territori dell’attuale Lombardia gli uomini vivevano
ancora di caccia e di raccolta e abitavano nelle palafitte, mille anni prima
che le imbarcazioni dei Greci solcassero il Mediterraneo, la Sardegna contava
già migliaia di nuraghi. Perché questi enormi edifici fortificati spuntavano
come funghi su coste, pianure, montagne e vie di comunicazione? A determinare
la nascita della Civiltà nuragica fu la ricchezzaproveniente dalla
commercializzazione dei metalli. Le navicelle di bronzo, che riproducevano le
vere imbarcazioni sarde, testimoniano forti legami con la Civiltà micenea, la
Spagna, l’Italia, Cipro e il Vicino Oriente.
Lo sviluppo economico della Sardegna era il più importante di tutto
l’Occidente mediterraneo di allora. Ceramiche askoidi, anfore, tripodi e
spade di tipo nuragico sono state trovate oltre lo Stretto di Gibilterra, a
Huelva, Tarragona, Malaga, Teruel e Cadice. Grazie alle relazioni commerciali
con altri popoli, i Nuragici avevano a disposizione un ampio ventaglio di merci
e prodotti e nello stesso tempo arricchivano il loro patrimonio culturale.
L’abbondanza di cibo e il benessere erano testimoniati dalle ceramiche, dagli
oggetti di uso quotidiano e dai gioielli di
pregevole fattura. In tutti i territori dell’isola vi era grande disponibilità
dei prodotti di base per l’abbigliamento e, oltre alla lana di capre e pecore,
si utilizzavano lino, pelle, cuoio, cui si aggiungevano i tessuti più pregiati
quali il bisso e la porpora. Non c’è da stupirsi se nel clima di apertura
culturale del IX secolo a.C. in Sardegna maturassero le condizioni per la
nascita della scrittura. Nell’isola sono state trovate iscrizioni in alfabeto
geroglifico egizio e in minoico e numerose in fenicio, in etrusco, in greco. In
totale sono 55 i segni di scrittura alfabetica ritrovati in 32 manufatti (vasi,
pesi da bilancia e lingotti) risalenti ai secoli IX-V) a.C. La stele di Nora in
pietra arenaria è la prima e più antica forma di scrittura della Sardegna.
Scritta in lettere fenicie si legge da destra verso sinistra.
La datazione dell’iscrizione risale periodo compreso tra il 750 e l’800 a.C., quando Roma non era
ancora stata fondata.
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