Tra il 1300 e il 1100 prima di Cristo i Shardana saettano con le
loro navi da una costa all' altra del Mediterraneo. In quegli anni terribili nel Medioriente succede di tutto: nel 1183
cade Troia, si frantumano uno dopo l' altro l' impero miceneo, quello ittita,
traballa forte persino quello egizio... E loro, predoni di mare, mordono e
fuggono. E pensare che per anni i bronzetti nuragici sono sembrati solo gadget
di un vecchio film andato distrutto. Sparito il copione, rimangono solo i set
della vicenda: quegli 8000 poderosi nuraghi tirati su con pietre anche di sette
tonnellate, rimasti in giro nell’isola. Altre migliaia devono essere sotto
terra, o inglobati nelle fondamenta di chiese e città. Centinaia sono sul mare
o vista mare o, ormai, dentro il mare. E loro, i bronzetti, sempre lì, muti, a
farsi trovare anche in Etruria, a 180 chilometri di mare più in là e nei luoghi
santi dell' antica Italia, per sentirsi poi fantasticare addosso la loro storia
di popolo isolato, senza scrittura, senza navi. Non sono mai bastati i segnali
che cercavano di lanciare: quei gonnellini orientali, le barbette
mesopotamiche, i decori assiri delle armature... E neppure sono servite le
rappresentazioni di navi che s' erano portati a decine nelle tombe per far
capire ai posteri che li avrebbero trovati 3500 anni più tardi, che navigare,
per loro, era cosa importante, importantissima. Del tutto inutile persino il
fatto che scavando nuraghi saltasse fuori roba che veniva da tutto il
Mediterraneo e che, in tutto il Mediterraneo, si trovi non solo ossidiana sarda
ma anche bronzetti e ceramiche. E persino - proprio nei posti dove gli Shardana
nel vicino Oriente avevano creato le loro basi militari - architetture
tecnicamente simili a quelle nuragiche, come quell' edificio scoperto a
El-Awat, vicino ad Haifa, da un équipe sardo-israeliana. Niente da fare! Il
primo comandamento dell' archeologia sarda era ed è rimasto “ I sardi avevano
paura del mare! “ E chi sostiene che i Sardi erano guerrieri, mercanti e
navigatori è un eretico o, se gli va bene, un visionario. Per i baroni dell’archeologia
la Sardegna continua ad essere l' isola
dell' oblio totale: popoli di mare, arrivati qui per secoli e secoli via mare,
che d' improvviso - senza ancora gli eserciti punici o romani a far paura sulle
coste - perdono la capacità di navigare. Niente di più stupidamente falso: allora
il mare univa, non divideva. Il Mediterraneo era una grande autostrada e la Sardegna era il terminal più importante.
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