domenica 24 maggio 2015

I BARONI DELL'ARCHEOLOGIA E L'ISOLA DELL'OBLIO TOTALE



Tra il 1300 e il 1100 prima di Cristo i Shardana saettano con le loro navi da una costa all' altra del Mediterraneo. In quegli anni terribili  nel Medioriente succede di tutto: nel 1183 cade Troia, si frantumano uno dopo l' altro l' impero miceneo, quello ittita, traballa forte persino quello egizio... E loro, predoni di mare, mordono e fuggono. E pensare che per anni i bronzetti nuragici sono sembrati solo gadget di un vecchio film andato distrutto. Sparito il copione, rimangono solo i set della vicenda: quegli 8000 poderosi nuraghi tirati su con pietre anche di sette tonnellate, rimasti in giro nell’isola. Altre migliaia devono essere sotto terra, o inglobati nelle fondamenta di chiese e città. Centinaia sono sul mare o vista mare o, ormai, dentro il mare. E loro, i bronzetti, sempre lì, muti, a farsi trovare anche in Etruria, a 180 chilometri di mare più in là e nei luoghi santi dell' antica Italia, per sentirsi poi fantasticare addosso la loro storia di popolo isolato, senza scrittura, senza navi. Non sono mai bastati i segnali che cercavano di lanciare: quei gonnellini orientali, le barbette mesopotamiche, i decori assiri delle armature... E neppure sono servite le rappresentazioni di navi che s' erano portati a decine nelle tombe per far capire ai posteri che li avrebbero trovati 3500 anni più tardi, che navigare, per loro, era cosa importante, importantissima. Del tutto inutile persino il fatto che scavando nuraghi saltasse fuori roba che veniva da tutto il Mediterraneo e che, in tutto il Mediterraneo, si trovi non solo ossidiana sarda ma anche bronzetti e ceramiche. E persino - proprio nei posti dove gli Shardana nel vicino Oriente avevano creato le loro basi militari - architetture tecnicamente simili a quelle nuragiche, come quell' edificio scoperto a El-Awat, vicino ad Haifa, da un équipe sardo-israeliana. Niente da fare! Il primo comandamento dell' archeologia sarda era ed è rimasto “ I sardi avevano paura del mare! “ E chi sostiene che i Sardi erano guerrieri, mercanti e navigatori è un eretico o, se gli va bene, un visionario. Per i baroni dell’archeologia la Sardegna continua ad essere  l' isola dell' oblio totale: popoli di mare, arrivati qui per secoli e secoli via mare, che d' improvviso - senza ancora gli eserciti punici o romani a far paura sulle coste - perdono la capacità di navigare. Niente di più stupidamente falso: allora il mare univa, non divideva. Il Mediterraneo era una grande autostrada  e la Sardegna era il terminal più importante.

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