Quando nei territori dell’attuale Lombardia gli uomini vivevano ancora
di caccia e di raccolta e abitavano nelle palafitte, mille anni prima che le imbarcazioni dei Greci solcassero il Mediterraneo, la Sardegna
contava già migliaia di nuraghi. Ma perché questi enormi edifici fortificati
spuntavano come funghi su coste, pianure, montagne e vie di comunicazione? A determinare la nascita della Civiltà nuragica fu la ricchezza
proveniente dalla commercializzazione dell’argento, del rame e del bronzo. Le navicelle in bronzo, che
riproducevano le vere imbarcazioni sarde, insieme alle evidenze archeologiche
testimoniano forti legami con la Civiltà micenea, la Spagna, l'Italia, con
Cipro, il Vicino Oriente e perfino la Bulgaria. Lo sviluppo economico della
Sardegna era il più importante di tutto l’Occidente mediterraneo di allora.
Ceramiche askoidi, anfore, tripodi e
spade di tipo nuragico sono state trovate oltre lo stretto di Gibilterra, a
Huelva, Tarragona, Malaga, Teruel e Cadice. Grazie alle relazioni commerciali
con altri popoli, i Nuragici avevano a disposizione un ampio ventaglio di merci
e prodotti e nel contempo arricchivano il loro patrimonio culturale. Oltre che dall’abbondanza di cibo, il benessere era
testimoniato dalle ceramiche, dagli
oggetti di uso quotidiano e dai gioielli di pregevole fattura. In tutti i
territori dell’isola vi era grande
disponibilità dei prodotti di base per l'abbigliamento e oltre alla lana di capre e pecore, si utilizzavano lino, pelle, cuoio, cui si aggiungevano i tessuti più pregiati quali il
bisso e la porpora. ( Angelo Mascia, LA STORIA DELL'ISOLA DALLE VENE D'ARGENTO)
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