Sa pedra crobina, la pietra nera come
il corvo, è un vetro vulcanico,scuro e lucente che si è formato col
raffreddamento rapido di lave dalla composizione acida. L’omogeneità della sua
struttura, la sua durezza e le diverse tecniche di scheggiatura, ne facevano una
delle materie prime più apprezzate fin dal Paleolitico per la realizzazione di
utensili d’uso quotidiano. (…)
L’intensificarsi
delle reti di scambio delle materie prime nel Neolitico agevolò una vasta diffusione
di questa risorsa, che raggiunse anche territori nei quali erano disponibili
pietre alternative altrettanto efficaci. Nel Mediterraneo occidentale i
giacimenti di ossidiana, oltre che sul Monte Arci, si trovavano nell’isola di
Lipari, in quella di Palmarola, nelle Isole Ponziane e a Pantelleria. Il loro
reperimento implicava il possesso di consolidate capacità di navigazione,
perciò l’attuale
interesse degli archeologi per l’ossidiana è incentrato, oltre che sui sistemi
di produzione delle diverse comunità preistoriche che la utilizzavano, anche
sugli aspetti connessi alla sua circolazione. L’ossidiana conserva inalterata
nel tempo la sua composizione e, per questa caratteristica, è studiata da
decenni
per localizzarne la
provenienza e scoprire i contatti e le interazioni tra le comunità preistoriche
nelle più disparate regioni della terra. Dagli studi di alcuni ricercatori
italiani e francesi è emerso che le tre tipologie presenti nel monte Arci sono
state rinvenute in Liguria, in Francia, in Toscana, in Corsica e nella Pianura
Padana. (Angelo Mascia, L’ISOLA DALLE
VENE D’ARGENTO)