Ultimo giorno di
scuola. Suona la campanella, aspetto il cambio
in Seconda B, ancora un’ora e
l’anno scolastico è finito. Conclusione da mesi
evocata e sognata da alunni e prof. La porta si apre e Francesca, la
supplente di inglese, ha le lacrime agli occhi. ‘ Non ce la faccio a salutarli,
non posso farmi vedere da loro mentre piango.’ Sorrido e le spiego che a me è
capitato tantissime volte. Ho fatto la prima supplenza a vent’anni, non so
quasi più da quanti anni insegno, e non so neppure tra quanti anni andrò in
pensione, so solo che i giorni più belli dell’anno scolastico sono, ossimoricamente,
l’ultimo e il primo. Rientriamo insieme in classe e spieghiamo ai ragazzi che i
prof, anche quando urlano con la loro voce stridula e li rimproverano, anche
quando danno compiti impossibili e fanno le verifiche di lunedì, anche quando
sembrano insopportabili e antichi vogliono loro un sacco di bene. Francesca li
abbraccia uno per uno e le sue lacrime si mescolano con quelle dei ragazzi. Io
no, ho 37 anni di servizio e mica posso farmi vedere in lacrime dagli alunni!
Ad ogni buon conto esco dall’aula e vado in sala professori, per fortuna non
c’è nessuno.
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